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l'ecospiritualità tra storia, cultura e ricerca

TAI SAAR I MNAI
Il Libro del Cielo e della Terra


Premessa

Il Tai Saar i Mnai rappresenta il cuore della Tradizione dell’antico sciamanesimo druidico a cui la Scuola di Meditazione del Cerchio di Nuova Terra, che si identifica nella Scuola di Kemò-vad Sole Nero, si ispira e prende a riferimento. È il testo sacro su cui si supporta la sua identità e il suo operato.
Un testo che racchiude tutta la conoscenza tramandata dalla Tradizione in cui si evince la storia dell’umanità e la filosofia cosmica della Tradizione stessa, insieme al messaggio lasciato dagli Antichi che secondo il mito comune a tutte le tradizioni dei Popoli naturali della Terra visitarono questo mondo.
Per capire il ruolo e il significato del Tai Saar i Mnai, traducibile come il “Libro del Cielo e della Terra”, dobbiamo fare una premessa sulla natura della Tradizione a cui l’antico sciamanesimo druidico fa riferimento e sulle origini dello stesso Libro.


La natura della Tradizione

La Tradizione non deve essere pensata solo come un evento storico o un sistema sociale capace di snodarsi attraverso i millenni per trasmettere antiche conoscenze, poiché possiede anche una caratteristica mistica e magica basata sulle forze telluriche e cosmiche con cui si manifesta la Natura.
La Tradizione prende identità specifica propriamente dalla Natura: la Tradizione è l’universo concepito secondo il fenomeno dell’entanglement, è il Mistero immanente a tutte le cose che si esprime attraverso la sua natura immateriale e i suoi elementi archetipali.
In questa prospettiva, il concetto di Tradizione si può identificare in vari eventi, tutti significativamente paralleli tra loro.
Possiamo citarne alcuni che possono concorrere alla sua identità particolare:

- il drago di fuoco uscito dallo squarcio sul nulla che diede vita all’universo;
- la cometa fecondatrice che portò la vita su questo mondo;
- l’intervento della pioggia meteorica che cambiò le sorti della Terra;
- l’insegnamento dei Gupatra, gli antichi Maestri che portarono la conoscenza sul pianeta;
- il Mistero che è immanente a tutto l’universo;
- l’esperienza interiore dell’individuo che si fonde con la natura immateriale del Tutto.

Possiamo considerare la Natura alla stregua di un sistema vivente in grado di donare la vita. Un meditante cosmico che vive la sua natura cosmica.
Un ente mistico di cui noi tutti possiamo essere parte in maniera consapevole e creativa.


La Tradizione e i Tre Doni di Fetonte

Secondo l’antica tradizione druidica narrata nel “Tai Saar i Mnai”, Fetonte avrebbe lasciato agli uomini del tempo tre doni che rappresentano tre modalità di esperienza concatenate in sequenza tra loro. Doni che possono contribuire a cambiare il mondo in un nuovo Eden, dove non esistano più sofferenza, violenza e guerre.
Un mondo dove possano esistere pace e fratellanza tra tutte le specie viventi, libertà di espressione per ogni individuo e vera gioia di vita per ogni creatura che si affaccia e vive la natura assoluta e reale del Vuoto, l’elemento fisico e mistico da cui ha avuto origine l’universo e la vita di ogni creatura che lo popola.
Ma la comparsa di Fetonte sulla Terra non rappresenta solo un mito. Ci sono evidenti certezze della sua apparizione nella storia di questo pianeta. E queste certezze risiedono in precisi elementi che si evidenziano nei tre doni che avrebbe lasciato all’umanità del tempo, poi trasmessi dalla tradizione dell’antico sciamanesimo druidico dei Nativi europei.
1) La Ruota Forata. Simbolo ed esperienza della via mistica del Vuoto.
Rappresenta l’oggetto che Fetonte avrebbe donato all’umanità del tempo nel momento del suo congedo dal pianeta come prova e ricordo della sua venuta sulla Terra.
È il simbolo della sua conoscenza: una dottrina mistica, riferibile all’esoterismo dell’Hatmar che ritroviamo anche come base del Tai Shan, e una cosmologia dello Shan, la natura nella concezione immateriale del druidismo, ravvisabile nella percezione dei mondi vissuti dall’individuo in evoluzione. Mondi identificabili nel simbolismo dell’Albero cosmico dell’Yggdrasil.

La disciplina della Kemò-vad, basata sull’“Arte del gesto consapevole”, è una way of life in grado di risanare il corpo e la mente e sviluppa l’aspetto mistico della meditazione
Il simbolo della ruota forata si trova presso le culture antiche e moderne di tutto il pianeta, con i suoi numerosi nomi, lasciando senza spiegazioni gli archeologi del mondo maggioritario che sono avulsi dalla storia effettiva di questo mondo.
Un simbolo che si trova soprattutto diffuso in tutta la Valle di Susa dove sarebbe avvenuto l’antico evento della venuta di Fetonte.
2) La Nah-sinnar. Uno strumento di terapeutica dello spirito che attraverso il potere del suono si esprime con una straordinaria musica in grado di agire sull’Inconscio e di liberare l’individuo dalla prigionia soggettiva della mente.
Una musica particolare connessa alla pratica della meditazione. Questa musica è costituita da moduli realizzati sulle sequenze dei numeri primi. La Nah-sinnar non ha eguali sul pianeta ed è in grado di fare cose eccezionali. La sua sonorità porta un messaggio armonico e riparatore all’inconscio dell’individuo che l’ascolta, producendo effetti di tonificazione e di armonizzazione metabolica con risultati ben lontani dall’ordinaria musicoterapia, generando inoltre un rilassamento fisico spontaneo e uno svuotamento della mente.
Non solo, questa musica è anche in grado di attivare visioni che si manifestano in produzioni oniriche in grado di far vivere all’individuo situazioni sconosciute e inimmaginabili. Proprietà utilizzata dagli sciamani per attuare una terapeutica psicologica e per sollecitare risposte individuali a problemi personali.
Per via della sua capacità di tacitare il corpo e la mente e quindi di consentire all’Io consapevole di realizzare facilmente il Silenzio interiore, rappresenta una porta di accesso alle proprietà del Vuoto e in quanto tale viene destinata soprattutto alla pratica della meditazione.
3) La Kemò-vad. La dimensione di vita che è vissuta nella prospettiva del Vuoto in cui si identifica la Tradizione.
La Kemò-vad è attuata nella meditazione sia dinamica sia statica ed è basata sull’“Arte del gesto consapevole”. Kemò-vad nell’arcaica lingua Shannar significa “danzare nel vento”, “essere vento nel vento”. Rappresenta l’esperienza mistica manifestata dall’esoterismo della ruota forata.
Un’esperienza che può assicurare una condizione di bien-être, ovvero un benessere psicofisico che può consentire di giungere al Silenzio interiore in cui affacciarsi alla natura del Vuoto, con la conseguente modalità di vita, una “way of life” basata sull’ecospiritualità.
Questa disciplina è in grado di risanare il corpo e la mente portando a intuizioni mistiche, risultato che nessun’altra tecnica similare permette di ottenere con la stessa rapidità.
Nel tempo la Kemò-vad è giunta nei giorni nostri anche trasformandosi nelle discipline dell’Oriente dove sarebbe stata portata dagli Ard-rì, gli Allievi di Fetonte. Esiste in merito una leggenda che ha per oggetto l’origine del Tai Chi: secondo la narrazione tradizionale della Famiglia Chan, quest’ultima ha ricevuto la disciplina da un viaggiatore giunto per l’appunto da Occidente.
La Scuola di Meditazione del Cerchio di Nuova Terra si identifica nella Scuola di Kemò-vad “Sole Nero” e propone un cammino progressivo di esperienze che si sviluppano nella Palestra ordinaria e nella Palestra Superiore. Quest’ultima sviluppa l’aspetto mistico della meditazione.


La nascita del Tai Saar i Mnai

Secondo il mito, Fetonte aveva suddiviso le competenze esperienziali della sua Scuola in 5 Livelli sequenziali che costituivano le tappe dell’attuazione del Sentiero d’Oro, ovvero della realizzazione della meditazione sul piano individuale e su quello sociale e storico.
Si delinearono i ruoli degli Ovati, dei Bardi e dei Druidi. Spettò ai Bardi di trattenere la memoria degli eventi del pianeta.
Nacque in questo modo il Tai Saar i Mnai, un libro filosofico e storico che avrebbe fatto da riferimento fondamentale per tutta la Tradizione.
Su di esso iniziarono a essere raccolti i detti e le conoscenze di Fetonte e dei saggi, testimoni delle epoche successive alla sua comparsa sulla Terra.
Il Tai Saar i Mnai è costituito da 12 capitoli detti “Vara” (recinti, contenitori di conoscenza) e viene simbolicamente suddiviso in due parti principali:

- i sette Vara del Cielo, riguardanti la parte filosofica e cosmologica;
- i cinque Vara della Terra, riguardanti la parte storica ed etica.

Ciascuno dei 12 capitoli ha una propria origine databile in epoche differenti e lontane tra loro.
Si potrebbe dire che il Libro è costituito da un mosaico di contenuti cosmologici e storici che, sebbene compilati in epoche diverse e da collegi druidici diversi, mantengono una precisa omogeneità di significato e di narrazione, in grado di restituire un contenuto lineare della sua lettura.


Esoterismo e mistica del Primo Vara del Tai Saar i Mnai



Questo Vara manifesta l’identità mistica della Tradizione riferita alla sintonia con la natura del Vuoto attraverso un archetipo cosmologico che riecheggia nel Tempio dell’universo con tutto il suo mistero, coinvolgendo l’esperienza interiore e creativa dell’Iniziato.
La moderna cosmologia fa risalire la nascita dell’universo al Big Bang, un evento straordinario e misterioso di per sé che si è manifestato in un vuoto quantistico attraverso l’esplosione di un pacchetto di energia. Una esplosione che ha dato vita all’architettura attuale dell’universo, dai pianeti sino alla vita e alla consapevolezza della propria esistenza.
Un evento che è stato integrato nelle credenze di molte religioni. Ma non si vuole credere a un Dio cosmico che ha creato l’universo per dare esistenza all’uomo.
Siamo di fronte a un mistero che non ha spiegazione. Di fatto esiste l’universo ed è comparso dal nulla per una fluttuazione di campo quantico. Oggi ci interroghiamo sulla natura del fenomeno, ma non possiamo intuire la Causa Prima che può aver dato origine al tutto e che forse si fonde con questo vuoto quantico.
La nostra esperienza ci lega alle leggi ordinarie del quotidiano e non possiamo immaginare la natura del vuoto quantico in cui è nato l’universo e la nostra esistenza. Non possiamo neppure immaginare il senso della causalità che ha dato origine all’universo e a noi stessi.
Il concetto di vuoto quantico in cui sta sospeso il nostro universo, e probabilmente tanti altri, diviene una esperienza di Vuoto mistico che non possiamo definire con alcuna nostra intuizione né concettualità filosofica.
Possiamo solamente entrare in sintonia con la dimensione di questo Vuoto attraverso la pratica della meditazione e chiederci se sia la manifestazione di un fenomeno fisico oppure celi in sé un disegno trascendente a cui si è chiamati a partecipare.
È certo che se entriamo in sintonia con questa evanescenza di Vuoto possiamo trovare pace e armonia. Forse addirittura trovare il senso stesso della nostra esistenza.


Le origini del Primo Vara del Tai Saar i Mnai

Il Tai Saar i Mnai si è sviluppato intorno al Primo Vara.
Il Primo Vara è antichissimo. Lo possiamo collocare addirittura all’era del mito di Fetonte e di Tah-Ai, al tempo della venuta dei Maestri Primordiali.
Esso è costituito da sette versetti (gei narshahq) rappresentati nel riquadro nella versione originale in Shannar, l’antica lingua dello Sciamanesimo druidico.


Il Tai Saar i Mnai e la storia recente

Il Tai Saar i Mnai è sempre stato al centro dell’operatività della Tradizione.
Nell’Anno Mille, a fronte della cruenta situazione repressiva attuata nei confronti della cultura dei Nativi europei, la Tavola d’Oro, simbolo della Scuola iniziatica dell’antica tradizione, fu esposta in Irlanda per tre giorni consecutivi presso il grande cromlech di Lough Gur. Rappresentò un atto determinato per dare un segnale evidente dell’inizio del processo di rinascita dell’antica tradizione in Europa sul piano storico delle vicende del continente.
Il Tai Saar i Mnai è stato sempre un Libro trasmesso oralmente e appreso memorizzandolo. Tuttavia nel 1600, per contrastare la penetrazione culturale del cristianesimo del tempo che portava a far perdere la memoria dei principi e della conoscenza dell’antica tradizione, un Collegio di druidi scozzesi e irlandesi lo tradusse dall’antica lingua in gaelico, mettendo il testo per scritto, al fine che potesse essere conosciuto e ricordato da quanti frequentavano le loro comunità.
Successivamente, nel 1680, il Libro venne tradotto in lingua inglese, poi in tedesco e in francese e poi da quest’ultimo, nel 1700 circa, in italiano, destinato alla comunità iniziatica che si stava riorganizzando nel Nord Italia e che era stata la più colpita dalle repressioni religiose in Europa, ne sono un esempio le vicende dei Catari.



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