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Le prerogative dello shamano

Secondo la tradizione esiste uno stato di esistenza di valore assoluto, lo Shan, che e' attribuibile all'universo in cui viviamo e che va al di la' dell'ovvieta' quotidiana.
Lo Shan rappresenta lo stato di esistenza di tutto l'universo, nella sua realta' piu' vera, in grado di possedere una sua intrinseca proprieta' di conoscenza e di causalita' metafisica. Uno stato di esistenza ben lontano da quanto possiamo immaginare e conoscere nella nostra esperienza ordinaria.
Cio' che viviamo ogni giorno non sarebbe altro che una rappresentazione limitata prodotta dai sensi e dall'interpretazione virtuale della mente.
Colui che realizza il Potere, ovvero che conquista la "pietra filosofale", entra in sintonia con questo piano reale di esistenza e giunge ad una condivisione di proprieta' e di identita' con il mistero.
Lo shamano, l'”uomo santo” che gode di questa dimensione esperienziale, si trova pertanto a vivere una sacralita' naturale dove ogni suo gesto e ogni sua azione assumono un valore di realta' e di potenza creativa che sono la manifestazione dello Shan stesso.
Nella prospettiva esperienziale orientata alla natura determinante e reale del trascendente l'”uomo santo” realizza il suo risveglio e giunge a fondere il visibile con l'invisibile in una sola globalita' di esistenza.
Lo Shan diventa finalmente percepito, nella sua immanenza, nelle cose e nelle azioni ed e' vissuto nella sua realta' totalizzante.
Nulla puo' piu’ trattenere l'”uomo santo” ai valori soggettivi del mondo ordinario. Quest’ultimo non viene di certo abbandonato, poiche' anche questo e' percepito come una porzione di un invisibile ancora piu' vasto che costituisce l'aspetto della realta' dell'universo.
Per la tradizione, l'”uomo santo”, lo shamano, puo' giungere cosi' a sancire la sua dimensione di Potere con l'acquisizione del significato di una seconda nascita con cui affacciarsi sul piano cosmico dell'universo. E lo shamano la attua con il taglio simbolico del suo secondo cordone ombelicale. Il primo l'aveva tenuto legato alla sua genitrice materiale, quest'altro lo teneva legato alla sua mente.
E’ in questo contesto che la tradizione dello shamanesimo druidico propone il sacrificio rituale dello shamano che porta quest’ultimo a morire alla dimensione del sogno quotidiano per rinascere alla realta' dell'universo, all'eterno giorno dell'esistenza, allo Shan.


L’iniziazione cosmica

Secondo le antiche consuetudini della tradizione dello shamanesimo druidico, l'uomo che e' investito dall'esperienza del Potere, che possiede lo "shark" il sigillo di spirito, puo' sancire la sua dimensione esperienziale attraverso l'Iniziazione.
In una notte senza luna, lo shamano si recava alla grande pietra sacra e vi deponeva la propria "tcharga", la lama in pietra che gli era stata affidata dal suo maestro. Apriva lo sguardo all'infinito del cielo stellato per guardare alla realta' dell'universo che lo aveva chiamato. Alzava lo sguardo per precipitare nella vertigine dell'infinito che si apriva nell'impossibile confine del cielo stellato, per morire al sogno e rinascere alla nuova vita. Secondo la tradizione, in quel momento, di fronte al mistero e agli antichi maestri, lo shamano assumeva la qualita' e la proprieta' di Iniziato con cui poteva sancire il suo accesso alla natura del mistero.
Da quel momento poteva vivere la qualita' esistenziale dell'eternita' perche' lui stesso era divenuto eternita', maestro di se stesso, consolato e illuminato dall'esperienza interiore del Potere.
Da quel momento avrebbe potuto lasciare la "terra soprannaturale" dei viventi che aveva raggiunto per ritornare nel mondo ordinario ad aiutare le altre creature viventi nel loro cammino, per curarle, per soccorrerle nel bisogno, per indicare, per chi era in grado di possederne l'intuizione, la meta eterna del mistero. Del grande mistero.


I quattro livelli di manifestazione del Potere

Fortificato dall'esperienza interiore dell'Iniziazione, lo shamano, secondo la tradizione, poteva ora attivare la fiamma del Potere nelle disponibilita' creative che gli erano consentite dall'esistenza.
Come e' detto nell'alchimia, nel simbolismo della "triplice corona dei saggi", lo shamano attivava cosi’ la facolta' di operare su se stesso e sull'ambiente che lo circondava. Poteva operare al suo benessere psico-fisico, all'ottenimento della sua felicita' esistenziale e allo sviluppo di una proprieta' creativa catalizzatrice in grado di agire sull'ambiente circostante.
Ancora oggi lo shamano che conquista l'eperienza interiore del Potere e' in grado di provvedere alla "trasmutazione dei metalli" citata dal simbolismo alchemico. E di operare la trasformazione del piu' vile dei metalli in oro.
La tradizione identifica l'arte creativa dello shamano nello Shantzu, che si mostra sotto il corpus di una forma di terapeutica globale in grado di orientare il "germe della vita", dell'uomo e delle cose, nel flusso evolutivo presente nell'esistenza, verso il compimento armonico dell'opera alchemica finale.
La tradizione riferisce questa proprieta' creativa dell'Iniziato a quattro piani "terapeutici".
Il primo riguarda il piano della Parola e del gesto, intesi come strumenti di comunicazione primaria dell'esperienza dello Shan.
Gli altri due seguenti riguardano i piani di intervento terapeutico finalizzato a dare aiuto al prossimo, dalla armonizzazione della dimensione fisica a quella mentale.
L'ultimo dei piani terapeutici, riguarda quello dell'intervento attuato nella logica esperienziale dello Shan, dove lo shamano che vive il Potere e' in grado di compiere il piu' grande dei miracoli: portare l'universo alla nascita della coscienza partendo dall'inanimato. Una possibilita' creativa che rivela una volta di piu' le caratteristiche straordinarie e la natura misteriosa dell'esperienza interiore del Potere.

(Da "L'Ecospiritualita'®", di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, Edizioni Triskel - Torino 2000)