L'ESPERIENZA ANCESTRALE DEL POTERE


L’esperienza interiore del Potere

L'esperienza piu' significativa che puo' essere vissuta nella dimensione del silenzio interiore e' sicuramente quella del Potere.
Essa risponde ad una specifica proprieta' dello spirito ed e' la caratteristica ancestrale che accompagna l'uomo nel suo rapporto con quel mistero che da’ vita e anima il cosmo.
Il Potere rappresenta l'obiettivo esperienziale che piu' di ogni altro puo' rispondere ai bisogni fondamentali dell'individuo. Questo comporta la realizzazione di un significativo arricchimento spirituale e segna la conclusione del ciclo di vita e di esperienze personali, in cui l'individuo ha vissuto alla ricerca di un significato da dare alla propria esistenza. Ma soprattutto rappresenta un preciso punto di arrivo dell'evoluzione umana.
Dalla sua comparsa sulla terra, l'uomo ha dovuto confrontarsi con le vicende della vita, affrontando avversita' di ogni genere, ma ancor piu' ha dovuto confrontarsi con il mistero del significato della sua stessa esistenza e dell'intera realta' in cui egli vive.
E' indubbio, esiste un grande mistero in cui l'uomo esercita il suo arbitrio, soggiogato da leggi e mutamenti che egli non puo' in alcun modo gestire. L'uomo puo' sicuramente cercare di capire la natura del fenomeno esistenziale in cui vive, e attraverso la conoscenza acquisita puo' partecipare al mistero che lo avvolge e di cui e' parte in maniera piu' armonica e produttiva, assolvendo in tal modo ai suoi bisogni quotidiani e metafisici.
Per questo motivo, l'esperienza interiore del Potere rappresenta il suo obiettivo primario e diviene la ragione essenziale della sua vita.
E' irragionevole e contro natura non riconoscere questa occasione esperienziale e limitare la propria esperienza a favore di illusioni e di varie soggettività storiche che richiedono la sua inibizione con i più svariati motivi.
Visto che si è nati perchè non usare questa occasione di esperienza individuale?
Non c'e' altro da fare. Dalla qualita' del rapporto dell'individuo con l'esistenza dipende la sua corrispondente qualita' di esistenza che può verificare anche nel suo quotidiano.
Per vivere in armonia, l'uomo deve necessariamente sviluppare un rapporto conoscitivo con l’esistenza che si trasformi in una partecipazione diretta e globale con la natura della stessa.
E' il principio dell'ecospiritualità vissuta dai Popoli naturali di tutto il pianeta: realizzare l'armonia interiore attraverso l'esperienza del silenzio per vivere l'armonia con l'ambiente, gli altri, la natura e il suo senso mistico.
L'individuo deve realizzare le sue potenzialità evolutive nella conoscenza dello Shan come personale prerogativa e quindi di conseguenza partecipare al mondo in cui vive e esiste, guidato dalla sua esperienza interiore.
L'uomo, per trovare un reale posto nell'economia dell'universo in cui vive, deve attivare un rapporto consapevole con il mistero che e' promanato dall'esistenza, attuando la sua condivisione esperienziale con lo stesso mistero e entrando in sintonia con il segreto che esso esprime.


L’immanenza del mistero nella vita dell’uomo

Non si deve cadere nell'equivoco che l'esperienza interiore del Potere possa rappresentare un atto filosofico fine a se stesso. Nell'esperienza che consente l'acquisizione del Potere l'uomo si confronta effettivamente con il mistero che permea l'esistenza e dalla qualita' di questa sua esperienza dipende la qualita' della sua vita stessa.
L'esigenza esperienziale che e' provocata dall'intuizione interiore del mistero non e' una credenza fideistica di alcun genere, ma e' immediata e reale al di la' di ogni possibile interpretazione.
L'esperienza del Potere si fonda proprio sulla manifestazione concreta del mistero che ha dato origine all'intero universo e che oggi ne costituisce il supporto fondamentale. Non esistesse questo mistero non esisterebbe l'esperienza del Potere.
Il mistero in cui si sviluppa la nostra vita e in cui si manifesta l'universo non e' una curiosita' filosofica fine a se stessa, ne’ tantomeno una aspettativa umana basata sulla superstizione o sull'immaturita' psicologica.
Il mistero e' reale e concreto. Siamo nati senza neppure immaginare, caso mai avessimo potuto farlo, che cosa avremmo trovato dopo il nostro concepimento. Ci siamo trovati a vivere in un fenomeno che chiamiamo esistenza senza neppure sapere che cosa sia in realta' questa stessa esistenza.
Non sappiamo dove ci troviamo, in quale alambicco cosmico siamo stati creati per trascinare i nostri passi in lungo e in largo in una sorta di parco giochi che qualcuno ci ha messo a disposizione senza mai farsi scorgere.
Siamo stati tratti da un nulla che non sapevamo neppure esistesse, per piombare, in nove mesi di preparazione funzionale, in un qualcosa che in apparenza si mostra come una realta' concreta e definitiva, ma che non si riesce a spiegare nella sua sostanza effettiva.
Non e' sufficiente che si invochi l'assoluto valore della materia per chiudere ogni considerazione sul mistero che rappresenta la manifestazione in atto dell'universo e la sua stessa natura fenomenica, ne’ tantomeno affermare che esistono come valore assoluto le certezze umane.
Cartesio ebbe a dire: "cogito, ergo sum", penso e quindi esisto. Ma sappiamo chi e' questa creatura che possiede la capacita' di pensare? E se il pensiero fosse solo un accessorio di una macchina biologica stupida, fine a se stesso? Che senso possiamo dare alla nostra esistenza se non la viviamo nella penetrazione esperienziale e nella assimilazione del mistero che rappresenta la sua origine e le sue radici fenomeniche? Che senso potremmo dare alla nostra vita se non diventassimo noi stessi, coscientemente e conoscitivamente, il mistero a cui gia' apparteniamo per via della nostra stessa natura fatta di mistero?
Noi siamo mistero e esistiamo nel mistero. Non il mistero che e' determinato dalla nostra ignoranza, ma il mistero che e' riferibile alla natura dell'esistenza, l'invisibile che e' all'origine delle cose. L'esistenza e' fonte innegabile di mistero, la sua stessa manifestazione rappresenta il riflesso del mistero che l'ha generata.
Se non diamo per scontato quanto percepiamo attraverso i sensi possiamo chiederci ragione della presenza dell'esistenza in cui viviamo. In questa analisi possiamo renderci conto che l'esistenza manifesta un ben preciso mistero.
Non sappiamo nulla della sua motivazione ad essere e non conosciamo nulla neppure della sua reale natura. La scienza moderna ha allargato i confini della nostra percezione dell'universo, ma tutto sommato questi possono essere equiparati a una visione del mondo che l'umanita', al di fuori delle morali dogmatiche della religione di turno, possiede gia' da tempi immemorabili.
Lo scenario esistenziale a cui ci riferiamo e' infatti sempre lo stesso, legato alla manifestazione della materia che stabilisce un profilo di forme e di fenomeni. Forse, in piu', grazie alla scienza moderna abbiamo conferma dell'intuizione dei filosofi del passato, che sostenevano che l'universo non e' quello che appare, che le sue fondamenta fenomeniche sono diverse da come siamo abituati a credere. Che tutto e' solo apparenza.
E il mistero rimane, inviolato. Anzi, ci pone ancora di piu' di fronte al problema della sua realta' fenomenica e sollecita la curiosita' di capire le ragioni della sua esistenza e della sua stessa reale natura.
Dopotutto questa reale natura e' il supporto della nostra esistenza, e' la natura stessa della nostra opportunita' di esistenza. Non possiamo ignorare che siamo fatti proprio di questa qualita' di esistenza...
Le domande incalzano e mantengono l'intuizione del mistero. Perche' esiste l'universo? Perche' c'e' qualcosa invece di niente? Cosa ci sarebbe stato al posto dell'esistenza se questa non fosse mai esistita? Ci sarebbe stato il niente? Ma cosa sarebbe stato questo niente e soprattutto, rispetto a che cosa sarebbe stato il niente? Ci sarebbe potuto essere uno "stato di niente"?
In queste domande si coglie con evidenza il senso intuitivo del mistero che sovrasta quanto esiste e si manifesta come "esistenza". Si coglie inevitabilmente il riflesso di un fenomeno metafisico che sembra essere al di la' delle nostre possibilita' interpretative ordinarie. Una intuizione che ci porta ad affacciarci sul mistero profondo che e' rappresentato dalla realta' in cui viviamo.
C'e' stato il big bang, una immensa esplosione di energia che ha creato, dopo un processo di costruzione che e' durato almeno tredici miliardi di anni, l'universo che oggi conosciamo e noi stessi.
Siamo usciti dall'inconcepibile per divenire una realta' di esistenza. Inevitabile chiederci quale significato possa avere tutto questo. Chi siamo noi, creature costituite in ultima analisi da atomi che sono l'espressione di una sconosciuta energia uscita da chissa' dove e per chi chissa' quale motivo?
Questo e' il riflesso del mistero che stiamo vivendo e da cui dipende il senso e la qualita' della nostra esistenza.
Non e' un argomento da lasciare in esclusiva ai filosofi accreditati. Dal nostro rapporto con la natura del mistero che anima l'esistenza dipende non solo il nostro divenire cosmico, ma anche l'ordinario vissuto quotidiano.
Siamo polvere di stelle. Siamo il prodotto di una evoluzione dell'energia sui cui si basa l'universo che si e' trasformata strutturalmente dall'esplosione primordiale alle attuali galassie, che ha dato vita alla coscienza.
L'energia esplosa nel big bang si e' trasformata dalla sua forma originale generata dal mistero, ma e' sempre qui, ora, in ogni forma e sostanza che possiamo immaginare. E con lei il mistero si mostra con la sua immanenza nella piu' piccola delle azioni o delle situazioni che possiamo realizzare e vivere.
Il mistero che ha generato il big bang non e' scomparso nell'attuazione dello stesso, ma e' stato il supporto esistenziale nel quale lo stesso big bang ha potuto manifestarsi.
Non esiste un tempo che puo' essere stato teatro del mistero, lontano quanto i miliardi di anni che ci separano dal big bang. Il mistero e' ancora qui a fare da supporto all'universo e alla nostra esistenza individuale.
Tutto e' ancora mistero e la qualita' della nostra vita dipende dal rapporto che noi possiamo avere con questo mistero.


La natura spirituale del Potere

La tradizione ancestrale dei popoli naturali del pianeta considera il Potere come la specifica modalita' con cui l'uomo puo' rapportarsi al mistero in cui esiste e attraverso cui puo' partecipare alla reale natura dell'universo.
E' facile equivocare sul concetto di Potere, usato molto spesso sul piano dei fenomeni fisici o mentali dove riveste la potenzialita' di sopraffazione sulle cose e sugli altri.
Il Potere, come e' inteso dalla tradizione, non e' un atto di esaltazione del proprio ego. Il Potere non si riferisce neppure alla sfera di acquisizione di eventuali facolta' paranormali, terapeutiche o magiche.
Il Potere non appartiene alla sfera mentale, ma riguarda unicamente la sfera spirituale, la sola istanza in grado di realizzare la conoscenza dello Shan. La sola istanza che e' in grado di entrare in sintonia esperienziale con il mistero che ha dato vita a noi stessi e all'universo. E questa partecipazione alla reale natura dell'esistenza apre a possibilita' creative di portata inimmaginabile che non riguardano solamente una esperienza metafisica, ma che trovano un utilizzo creativo anche nel quotidiano.
La tradizione ha preso in prestito il concetto di Potere proprio per estendere il suo significato di potenzialita' al piano della dimensione spirituale. Non quindi un Potere che nasce dalla capacita' di disporre di una energia, ma un Potere che nasce dalla condivisione di una energia che gia' esiste di per se' e che e' trascendente al Potere stesso.
Una qualita' spirituale che porta l'uomo su un piano qualitativamente elevato, sul piano della stessa natura del mistero che permea ed e’ l’origine del tutto.
In questo modo il Potere, come e' inteso dalla tradizione, vuole significare il completamento evolutivo dell'uomo nell'esistenza attraverso la piu' totale e globale esperienza che questi possa mai vivere. Dopo l'abbandono dalla dipendenza fisica e psicologica della genitrice, dopo che e' stato reciso ancora una volta il cordone ombelicale che lo legava al mondo delle apparenze, l'uomo si avvia come individuo, libero e indipendente, sul cammino del mistero che e' la ragione di tutto per vivere la natura dello Shan. Questa esperienza lo porta all'acquisizione del Potere. Lo trasforma in uomo santo, in uomo sacro, in uomo-mistero, in uomo-Shan, in shan-a-man nell'antica lingua dello sciamanesimo druidico.
Il Potere da’ all'uomo la possibilita' di sviluppare una sua personale creativita' in cui ogni azione e' sacralizzata dalla natura dal mistero che condivide e verso cui si sta muovendo. Un Potere che gli consente di realizzare la conoscenza delle cose, di vivere in armonia con il destino cosmico dell'universo e di aiutare gli altri.


La ricerca del Potere nella cultura dei popoli della terra

Il concetto di Potere rappresenta un valore universale ed era e rimane un significato di esperienza individuale che va al di la' di ogni tempo e di ogni popolo che da’ un posto all'uomo nel mistero rappresentato dall'esistenza.
I popoli dell'antichita' e del nostro tempo, che hanno mantenuto un rapporto diretto con la natura, ovvero che non sono stati ipotecati dalle specifiche concezioni teoriche delle grandi religioni, trattengono intimamente il significato trascendente del mistero che la natura stessa manifesta.
Presso questi popoli, l'esperienza dell'acquisizione del Potere interiore e' stata da sempre un evento dominante e qualificante sul piano della realizzazione spirituale e sociale. L'esperienza del Potere trova cosi' una sorprendente similitudine di interpretazione e di identita' comune, che si manifesta al di la' di ogni possibile divisione geografica, culturale e temporale.
Presso i popoli nativi del nordamerica il Potere e' identificato nel "sicun". Una esperienza che eleva ogni guerriero al piu' alto livello di considerazione sociale e che distingue la sua avvenuta maturita' interiore.
Il "sicun" e' un dono ottenuto attraverso una "visione" in cui Wakan Tanka, il "grande mistero", si rivela a ciascun uomo. Una rivelazione interiore che puo' avere anche il significato di una chiamata al ruolo di shamano. A grandi linee quello che ancora oggi nel cristianesimo si potrebbe definire come la chiamata di Dio al sacerdozio.
Al di qua dell'oceano, sul vecchio continente gli antichi popoli della cultura nord europea identificavano il Potere nel concetto di "vrill". Una energia misteriosa e trascendente che era in grado di mutare la materia e lo stesso rapporto di spazio-tempo.
Nello zoroastrismo medio orientale troviamo che il Potere era identificato nel concetto dello stato interiore e particolare di Maga che consentiva all'individuo di accedere a facolta' misteriose e alla capacita' di parlare con il creatore di tutte le cose.
Nel celtismo era il "Nah-om", il Potere sacro dei druidi che distingueva questi ultimi per le loro capacita' di rapporto con il trascendente e che era fonte della loro saggezza.
Piu' anticamente, i mitici Tuatha de Danann, gli dei che secondo la leggenda irlandese erano giunti dalle lontane terre iperboree per donare la loro conoscenza agli Ard-ri, i re-sacerdoti che avrebbero costruito l'antico regno d'Irlanda, erano portatori del segreto dello "shark", il Potere che derivava dal possesso del mitico Graal.
Oggi l'antica religione, filiata dal celtismo sopravvissuto alle persecuzioni cristiane dei secoli bui, celebra ancora l'esperienza interiore del Potere attraverso il concetto di "wicca". Concetto che rimane alla base del neo-paganesimo nordico e che riporta a vivere le potenzialita' ancestrali dell'umanita'.
Ma il concetto di Potere non e' estraneo del tutto all'attenzione delle grandi religioni che hanno egemonizzato la storia del pianeta.
Ad esempio presso il cristianesimo il Potere si puo' identificare, anche se in maniera piu' o meno sfumata, nel concetto di "fede", inteso come mezzo di interazione e di dialogo con la divinita'.
Nell'Islam esiste la "baraka", una sorta di condizione individuale benedetta da Allah che trasforma l'uomo in un prediletto del cielo, fonte di saggezza e di bene per il prossimo. Proprio dall'Islam, nel tardo medioevo, ebbe origine la dottrina esoterica dell'alchimia che suggestiono' i ricercatori dello spirito del mondo occidentale del passato coinvolgendoli nella ricerca dell'ottenimento della "pietra filosofale". Un modo figurato di esprimere il concetto dell'esperienza interiore del Potere che tuttavia riusci' a eludere ogni tipo di censura e a farsi veicolare attraverso i secoli senza subire impedimenti.
La "pietra filosofale" era l'obiettivo essenziale di ogni alchimista. Era l'elemento particolare che avrebbe in seguito consentito di attuare azioni straordinarie come la trasformazione del piombo in oro.
Tuttavia, come gia' era noto presso i nativi del nord America o delle tradizioni dei popoli del nord Europa, anche per l'alchimia il Potere non era una esperienza ordinariamente comune, ma era ottenibile solo dopo una intima e totale adesione al mistero che e' il cuore dell'universo.
Infatti, la "pietra filosofale" era definita come il "donum dei", il dono di Dio. L'alchimia affermava che non tutti potevano divenire alchimisti, ma che potevano diventarlo solo coloro che erano chiamati ad esserlo.
Per comprendere meglio il significato esperienziale del concetto di Potere ci si puo' riferire all'emblematico simbolismo alchemico della "triplice corona dei saggi" che accompagnava e sanciva l'effettivo ottenimento della "pietra filosofale" da parte dell'alchimista.
La conquista della "pietra filosofale" si manifestava attraverso l'acquisizione contemporanea di tre proprieta'. Due di esse riguardavano la sfera personale dell'alchimista. La prima si mostrava come la panacea o medicina che consentiva l'immortalita' o che era in grado di guarire le malattie del corpo. La seconda si mostrava come l'elisir che consentiva l'acquisizione dello stato di felicita' paradisiaca.
La terza si manifestava come la "tintura" che aveva la proprieta' di cambiare la qualita' dei metalli. Rappresentava l'elemento catalizzatore in grado di trasmutare i metalli dal piombo in oro, ovvero di dare vita cosciente all'inanimato.
Queste tre proprieta' della "pietra filosofale", se potevano essere espresse, garantivano la prova dell'effettivo successo dell'alchimista.
Un modo figurato per dire che il Potere e' in grado di consentire, all'uomo che lo realizza, l'acquisizione di specifiche proprieta', in parte operanti sulla sua sfera individuale e in parte operanti a mezzo di una facolta' creativita' misteriosa. Facolta' che e' in grado di catalizzare un processo evolutivo nella dimensione esistenziale che circonda l'individuo, sia essa rappresentata da eventi e situazioni che dall'essenza spirituale degli altri uomini.


Le modalita’ del conseguimento del Potere

L'esperienza del Potere e' una conquista individuale in cui viene messo in gioco tutto il proprio essere. E' una esperienza intimamente personale che interpreta il bisogno interiore di rispondere al richiamo del mistero dell'esistenza. La conquista del Potere e' determinata dal bisogno di vivere e di partecipare al segreto che rappresenta la sola realta' di tutta l'esistenza.
Ciascun individuo che sente il bisogno di rispondere al richiamo del trascendente, dello Shan, ha facolta' di giungere alla conquista del Potere interiore e deve, per tale facolta', poter gestire in prima persona i percorsi esperienziali del processo alchemico in cui esso si trasforma nel suo divenire evolutivo.
Non ci possono essere libri ne’ maestri che possano descrivergli, attraverso codici di comportamento o morali di adeguamento, l'esperienza del Potere. Essa rappresenta il suo personale accesso alla natura reale dell'universo, nello stesso modo in cui si e' affacciato, nascendo, all'universo.
L'esperienza del Potere non puo' essere ottenuta attraverso una qualsiasi applicazione dello studio fine a se stesso. Ne’ ci puo' essere qualcuno, se pur di nostra fiducia, che possa vivere per noi questa esclusiva esperienza e raccontarcela. Dobbiamo necessariamente realizzare e vivere il Potere in prima persona.
Tuttavia non si nasce con una acquisizione implicita del Potere. Si puo' nascere con l'intuizione dello Shan, con il bisogno di rispondere al suo richiamo mistico, con la necessita' di conoscere e di partecipare al significato dell'esistenza. E questo fa la distinzione tra chi sente l'intuizione del mistero e chi no.
Secondo la tradizione, esistono due modalita' attraverso cui l'uomo puo' cercare l'esperienza del Potere, una di natura passiva e l'altra di natura attiva.
Nella modalita' passiva, l'uomo non fa altro che rimanere in attesa della manifestazione del mistero. Nella considerazione che, se c'e' un mistero, questo inevitabilmente prima o poi giunge all'attenzione dell'uomo. In questo caso basta porsi in attesa, facendosi guidare dai segni occasionali dell'esistenza, i Fad nel linguaggio dello sciamanesimo druidico, che sono in grado di sollecitare l'attenzione alla manifestazione del mistero.
Segni che possono essere costituiti da situazioni, eventi oppure visioni.
Puo' essere un esempio di questa specifica modalita' occasionale di accedere all'esperienza interiore del Potere la leggenda orientale del Principe Siddharta. Secondo la leggenda, il principe, sebbene vivesse una vita agiata nel suo palazzo, era curioso di conoscere com'era la vita al di la' delle mura in cui viveva. I suoi viaggi fuori dal palazzo reale lo portarono progressivamente, e occasionalmente, all'incontro con quattro eventi specifici di vita quotidiana. Eventi che, nella loro qualita' di “segni”, lo indussero a riflettere sul significato della vita e a risvegliare la sua potenzialita' spirituale interiore sino a divenire il Buddha.
Al contrario di quanto propone la modalita' passiva, attraverso quella attiva l'uomo si trova invece ad operare una conquista alchemica di tipo volitivo della conoscenza del mistero. In questa modalita' l'uomo non aspetta che il mistero gli si riveli in maniera occasionale, ma va lui stesso alla ricerca della sua manifestazione diretta, realizzando le circostanze utili che gli consentano di giungere al suo scopo.
Una esperienza che e' realizzata in ogni caso nella disponibilita' di quanto e' consentito dalle sue potenzialita' interiori personali, guidato dalla sola intuizione e dal bisogno di partecipazione al mistero.
Altrimenti non puo' che rimanere in attesa di un “fad”, un segno costituito da un evento occasionale.
E' la distinzione di una scelta di vita con cui tutti possono confrontarsi.
E' la valutazione sostanziale che distingue, secondo la tradizione, i "viventi" dalle "ombre", ovvero coloro che percepiscono e vogliono vivere in sintonia con il mistero che anima l'universo e coloro che non sono in grado di percepire nulla fuorche' l'ovvieta' sensoriale e emotiva del proprio essere.
Da parte loro, solamente i "viventi" possiedono il germe del Potere e lo possono sviluppare nella crescita dell'albero della vita. Ma quanti sono i viventi? E' solo un problema di condizionamento culturale a condannare ad essere "ombre"?
Tra i nativi del nord America e' costume rituale portare gli allievi shamani in luoghi impervi e isolati per lasciarli da soli sino a quando non ottengono una "visione" spontanea, forzati dal digiuno e dalle avversita' della natura che hanno intorno.
Una visione che rappresenta un segno evidente del loro contatto con Wakan Tanka, il grande mistero, da cui traggono il loro Potere personale.
Una tradizione ancora piu' antica ci propone un metodo funzionale e indubbiamente efficace per entrare in contatto con il mistero.
E' l'esperienza della meditazione. Uno strumento importante in grado di portare all'attivazione e alla crescita dell'albero della vita interiore.
La meditazione non e' metodologia dell'interiore. Non e' neppure una vera e propria metodologia. E' sostanzialmente una condizione che porta ad operare esperienzialmente su se stessi e consente di realizzare uno stato di essere. Non per nulla lo shamanesimo druidico definiva con lo stesso nome di Shan, tanto la condizione dello stato di esistenza del mistero quanto l'attuazione della stessa esperienza della meditazione.
La meditazione e' una sorta di athanor alchemico in cui viene realizzata la "pietra filosofale" e contemporaneamente e' anche la dimensione cosmica in cui il Potere viene vissuto e sviluppato nelle sue potenzialita' globali.
Essa rappresenta una esperienza formativa antica quanto l'umanita', un vero e proprio laboratorio dell'interiore in cui si puo' realizzare e vivere le potenzialita' del Potere. L'archetipo con cui si manifesta la dimensione esperienziale della meditazione esiste spontaneamente nell’universo ed e' parte del "donum dei" che gli uomini, che cercano di realizzare l'esperienza interiore del Potere, possono trovare liberamente in natura.
Una esperienza messa a disposizione dal mistero che anima l'universo, per consentire di poter uscire dal mondo delle apparenze e di accedere alla realta' dello Shan.
Una esperienza che puo' portare l'uomo a contatto con lo Shan, o il Vuoto secondo altre tradizioni, e consentirgli di identificare e di rafforzare la propria esperienza di Potere.


(Da "L'Ecospiritualita'®", di Giancarlo Barbadoro e Rosalba Nattero, Edizioni Triskel - Torino 2000)

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