Il fenomeno degli skeptics


Il pensiero di Occam e' una eredita' di pensiero che si lega a quello ancora piu' antico e obsoleto che fu di Aristotele. Entrambi sono accomunati dal comune concetto di una realta' immutabile legata alle apparenze analogiche della materia sensibile e dei suoi inevitabili limiti.
Una realta' che come recita il "rasoio di occam" non ha nulla da mostrare in piu' di quanto essa gia' mostri attraverso la manifestazione del sensibile stesso. Tutto cio' che si puo' immaginare e che possa andare al di la' di questa realta' cosi' concepita risulta assurdo e inutile. Perche' cercare nuove ipotesi quando tutto cio' che l'uomo puo' conoscere e' gia' conosciuto? Non c'e' altro da fare che adattarsi a questa dimensione e vivere in armonia con le sue leggi senza perdere le proprie energie e le proprie risorse che devono essere rivolte a migliorare la dimensione del conosciuto.
Se avesse dominato questa forma di pensiero l'uomo non avrebbe mai potuto evolvere nella sua conoscenza scientifica. Non avrebbe potuto scoprire e realizzare tutte quelle innovazioni tecnologiche che caratterizzano il nostro secolo.
Einstein non avrebbe avuto assolutamente spazio per esprimere le sue teorie, l'uomo non avrebbe potuto disporre di grandi fonti energetiche e non avrebbe potuto conquistare la Luna.
Eppure nonostante questa chiarezza, ancora oggi c'e' chi non riesce a capire il significato reale della scienza e si appella a impressioni personali e soggettive di un mondo che per sua sicurezza vorrebbe di natura finita, soggiogabile alle pratiche domestiche.
Come insegnano i film del vecchio West, una volta, nelle piccole e sonnolenti town, quando arrivava lo "straniero", tutti si mobilitavano per curiosita' e per paura di fronte all'evento che sconvolgeva la piatta vita di ogni giorno.
Di solito, come i tanti film del caso ci informano, vinceva la paura sulla curiosita'. Lo straniero era temuto, considerato un potenziale nemico, uno che non conosceva le regole della comunita' ne tantomeno le storie segrete che le davano identita'. Uno straniero che poteva portare indesiderata destabilizzazione del loro status quo.
Alla fine, inevitabilmente, lo straniero era respinto, allontanato dalla piccola e sonnolenta cittadina e finiva per essere invitato ad andarsene.
L'archetipo dello straniero da vedersi come potenziale nemico non era certo una invenzione di queste patetiche cittadine del West. Prima di loro gia' nella lontana preistoria gli uomini dei clan guardavano, ciascuno dalla propria prospettiva, con sospetto tutti gli altri uomini che incontravano o che si avvicinavano ai loro fuochi.
L'archetipo dello straniero come potenziale nemico da cui guardarsi, come possibile causa della destabilizzazione del proprio micromondo ha caratterizzato tutte le societa' chiuse, incapaci di assorbire nuovi individui e nuove idee temute di esesre in grado in qualche maniera di destabilizzare i loro sistemi sociali sclerotizzati.
Via i negri dalla comunita' bianche, via i diversi dalle comunita' pie, via i poveri dalle zone residenziali dei ricchi, e avanti cosi'....
In questo modo l'archetipo dello straniero e' stato inevitabilmente radicalizzato nelle sette e nelle comunita' razziste, chiuse per loro natura su se stesse e sui propri dogmi, incapaci di interagire in maniera paritaria con il resto del mondo. Incapaci di interagire con nuove esperienze.
Incapaci di assumere nuova linfa vitale hanno trovato normale respingere tutti coloro che per idee diverse o per colore della pelle non potevano essere assimilati nei loro specifici status quo in cui trovavano identita' e ragione di esistere.
Si poteva pensare che con l'evoluzione dei tempi queste forme di discriminazione potessero esaurirsi come una manifestazione della ristrettezza culturale in cui erano nate. Si poteva pensare che l'idea dello straniero visto necessariamente come potenziale nemico fosse una cosa superata dai nuovi media di comunicazione e diluita nel concetto universalista di villaggio globale di tutto il pianeta.
Si pensava, insomma, ad una evoluzione delle idee e del comportamento umano. Purtroppo l'archetipo discriminante e retrogrado dello straniero visto come potenziale nemico, nonostante l'evoluzione del pensiero, sopravvive ancora. Sopratutto sopravvive in maniera inaspettata nel mondo delle idee.
Oggi infatti, partiti, movimenti confessionali e circoli di pensiero considerano le idee diverse dalle loro come idee pericolose, da avversare a tutti costi, al di la' di ogni possibile ragione. Non solo, ma anche le proposte di una modifica del loro status, invece di essere usate come occasione di evoluzione di pensiero e di operativita', vengono viste come un potenziale attentato alla loro stabilita'.
Un esempio di questo straniero-nemico visto sul piano delle idee lo possiamo vedere nella "caccia alle streghe" di Hoover negli USA che sfocio' nella produzione di una serie di film di fantascienza dove l'alieno, lo straniero, era sempre una minaccia della Terra, alias del sistema sociale americano.
Per colpa di questo archetipo ne fece le spese la fortunata serie di Star Trek a cui non venne perdonata l'accettazione di Mr. Spock, un alieno straniero e potenziale nemico per eccellenza, a cui, nei telefilm, si lasciava dire cose giudicate intollerabili sulla specie umana.
Qui, in questo caso, intervenne la Bible belt, la cultura bigotta e conservatrice della cosidetta fascia biblica dell'integralismo cristiano degli USA.
Ancora oggi per molti dalle idee conservatrici, le idee nuove sono viste come un possibile pericolo e vengono bandite, ignorate, se non addirittura combattute a priori.
Tra costoro ci sono persone che tendono a rifiutare le nuove idee e a trincerarsi dietro la certezza dell'acquisito, quale evidente sicuro asilo della propria personalita' di fronte al conturbante mistero della vita.
Un caso classico e' l'avventura di Albert Einstein che dovette lottare contro l'intransigenza e lo scetticismo della scienza newtoniana del suo tempo prima di veder prendere in considerazione le sue tesi relativistiche.
Oggi l'archetipo primitivo dello straniero visto come potenziale nemico si e' addirittura riversato sul piano della cultura costruendo il concetto di "scetticismo" come movimento di idee. Non immaginando da dove ha origine, per alcuni e' diventato addirittura un metro di misura delle idee. La tendenza culturale dello "skeptics" e' molto semplice. Parafrasando l'archetipo dello straniero, quale potenziale nemico del proprio status quo, tende a rifiutare tutto cio' che non e' acquisito dall'abitudine, dalla scolastica e dal luogo comune.
Le scetticismo e' divenuto una sorta di professione morale in cui perseverare senza senso e senza mai chiedersi nulla. Solo certezze e mai nessun dubbio.... L'atteggiamento dello skeptic e' una chiara presa di posizione a salvaguardia di quei valori morali e teoretici conosciuti e da cui trova identita' e rifugio di fronte alla vastita' dei fenomeni e delle esperienze dell'esistenza. Il suo operato e' altrettanto semplice e si manifesta nel rinnegare tutto cio' che lui stesso mette all'indice secondo personali e complicati canoni di valutazione, ma che in sostanza hanno lo scopo specifico di difendere una precisa verita' accettata a priori.
Il vecchio e sonnolento villaggio del West o l'accampamento del clan di ominidi preistorici si traveste in questo modo in verita' da difendere, ma le cose nella sostanza non cambiano per nulla e non sono cambiate affatto. Quello degli skeptics e' un fenomeno singolare e per certi versi anche inquietante che segue la moda e le tendenze dei vari fondamendalismi religiosi del mondo occidentale. E proprio negli ambienti fondamentalisti e conservatori della cultura fine a se stessa prende piede e tende a moltiplicarsi. In molti paesi sono comparse addirittura delle associazioni di "skeptics". Associazioni che hanno per scopo la pratica dello "scetticismo" per salvare il mondo dall'avventuristica liberta' di pensiero, di lavorare in pratica all'indimostrabilita' di quanto puo' essere sgradito al loro status quo invocando in proprio aiuto il senso comune della morale religiosa se non addirittura quello della scienza.
Un caso molto evidente del pensiero e del mondo immaginato dagli skeptics fu quello accaduto sotto la presidenza Reagan quando la Corte suprema degli USA, sulla spinta degli integralisti cristiani, mise all'ordine del giorno la possibilita' che nelle scuole USA venisse imposta la tesi creazionista della Bibbia come realta' che si imponesse sul concetto evoluzionistico del mondo che invece era proposto dalla stessa scienza.
Come si puo' constatare, nonostante i millenni trascorsi, l'archetipo primitivo dello straniero come potenziale nemico e' ancora vivo e presente. Anche se oggi e' sublimato dalla sua interpretazione concettuale, nulla e' cambiato dai primordi della storia umana.
Ancora oggi c'e' chi diffida e combatte le nuove idee intimorito dal nuovo, da cio' che puo' destabilizzare le cognizioni e le abitudini di vita che ha acquisito nel tempo. Diffidando al di sopra di ogni possibile e ragionevole verifica....
E non e' un atteggiamento da sottovalutare. Gli skeptics non sono solo un fenomeno culturale sopravvissuto al passato. Essi, come tutti coloro che ritengono di avere una verita', con ingenuita' o per trovare maggior sicurezza del proprio status, tendono a imporla al mondo in cui vivono.
Ed e' tanto il polverone ambiguo che essi sollevano, sopratutto invocando l'utilita' di un pensiero pragmatico, che finiscono per coinvolgere nelle loro idee anche altri che non c'entrano per nulla con il loro pensiero.
Cosi' accade che negli ambienti scientifici, dove il pragmatismo e' giustamente di casa, il pensiero degli skeptics viene sovrapposto da questi ultimi a quello degli uomini di scienza creando una pericolosa mistura per i destini dell'umanita'.
E' facile far confondere "scetticismo" per "prudenza". E se non si ha chiaro il problema, il gioco e' fatto. Cosi' la scienza puo' essere usata per argomentare il conservatorismo delle idee che e' proprio degli skeptics gabellato da metodo scientifico di ricerca e di analisi.
A questo proposito, come esempio dell'interferenza che gli "skeptics" possono avere nella societa' moderna, possiamo citare il caso della Brooking Institution che al momento della redazione dello statuto della NASA la invito' esplicitamente a tacere sugli eventuali incontri tra gli astronauti e civilta' aliene durante le missioni spaziali. Essa paventava il pericolo che l'umanita' avrebbe potuto trasformarsi, come e' accaduto per le tante civilta' che, nel contatto con nuove altre, si si sono trovate a cambiare costumi e idee modificando i propri assetti di cultura e di potere.
E di esempi dell'interferenza degli skeptics nell'evoluzione dell'umanita' ce ne sono purtroppo tanti. Alcuni patetici, altri decisamente preoccupanti. Ad esempio, sul principio arcaico dello straniero-nemico applicato alle idee, la scienza dei "benpensanti" dell'800, allora non si definivano ancora come skeptcis, nego' per secoli l'esistenza delle meteoriti relegandole a dicerie di popolino ignorante.
Nei secoli successivi, rallentando il progresso della societa', ci furono "benpensanti" o skeptics che osteggiarono l'elettrificazione delle citta' dichiarando che era innaturale e che non ce n'era bisogno. Un ultimo esempio. Un altro "benpensante", alle soglie del nostro secolo, addirittura un Premio Nobel per la fisica, rinnego' e demonizzo' la possibilita' di ricavare energia dall'atomo.