Scientismo e Scienza: la Scienza intesa come strumento di morale.
La Scienza e' una insostituibile occasione di conoscenza basata su precisi parametri epistemologici che assicurano la possibilita' di accedere a possibili dati senza deviazioni o ipoteche ideologiche.
La Scienza ha cambiato il pianeta, sottraendolo al giogo dell'ignoranza e della superstizione, per proiettarlo verso il progresso medico e tecnologico, ma soprattutto verso una concezione filosofica pragmatica e a misura delle reali esigenze dell'uomo.
Tanto dobbiamo alla Scienza che questa ha assunto, meritatamente, un suo ruolo di specifico prestigio sulle altre discipline filosofiche.
Tuttavia proprio questo prestigio ha allettato correnti ideologiche che hanno tentato di usare il linguaggio della Scienza per proporre le loro verita' specifiche gabellandole per realta' scientifiche.
E' il caso dei creazionisti USA che, seguendo le credenze del fondamentalismo cristiano cercano di imporre nelle scuole americane, usando le strutture didattiche pubbliche e il prestigio del loro titolo accademico, l'idea che l'uomo e' apparso sulla Terra cosi' come racconta la Bibbia in contrapposizione all'evoluzione darwininana.
Altri fondamentalisti, meno evidenti nella loro azione, ma pur sempre autoinvestitisi del prestigio della Scienza propongono le loro verita' che poco o nulla hanno a che fare con la Scienza stessa.
Negli Usa, ad esempio, sono nati dei movimenti che si autodefiniscono come "skeptics" che sostengono di essere membri della comunita' scientifica, ma che applicano il principio di "scetticismo" a tutto cio' che esce dai parametri stabiliti dai loro dogmi confessionali.
Purtroppo il fenomeno non si limita ai soli Stati Uniti, ma si e' oramai esteso in molti altri paesi, sopratutto in quelli a maggioranza confessionale, dove gli interessi di parte tendono a ostacolare il mondo delle nuove idee proposto dalla Scienza.
Oggi si e' cosi' ingenerata una grande confusione su cosa sia vera Scienza e falsa scienza. Si puo' fare solo un distinguo, continuare a chiamare Scienza quella che utilizza il metodo sperimentale impostato dal Galileo Galilei, osteggiato dalla Chiesa del tempo, e definire come scientismo quell'area confessionale che utilizza il metodo del rasoio di Occam nato proprio in seno alla Chiesa che combatteva il Galilei.
Tuttavia oggi lo scientismo e' molto attivo nell'imporre le proprie idee confessionali e si e' affermato con l'immagine di una scienza "ortodossa" che combatte tutto cio' che, ai suoi occhi e secondo i suoi interessi di parte, non e' "scientifico".
L'uomo di fronte all'equivoco dello scientismo gabellato come Scienza
Al di là del grande scenario dell'universo vissuto dall'uomo che è
mostrato dalla scienza moderna, ricercatori che non appartengono all'apparato ufficiale della scienza sono più che intenzionati a voler dare spiegazione a fenomeni di cui la scienza così detta ortodossa e ufficiale
non reputa di doversi occupare.
Questi sono destinati tuttavia a rimanere dei ricercatori "dilettanti", poiché il loro lavoro
si svolge al di là della legalità scientifica, se mai si può così
definire, e oltretutto privati di ogni possibile mezzo o struttura
di ricerca che sono impegnati inderogabilmente dall'elite
scientifica a cui il comune cittadino non può accedere per
controllare o sviluppare le proprie ricerche.
Pertanto, fenomeni misteriosi come gli UFO e le manifestazioni ESP
sono oggetto di studio e di sperimentazione, al di là di ogni
possibile canone di validità che possa attribuire la scienza, senza
colpevolezza, ma perché rigettati nel grande calderone dei dannati,
senza volerlo e molte volte senza saperlo.
La scienza sembra non approvare infatti questo genere di ricerca e
sottolinea l'inutilità di produrre sforzi e attenzione su argomenti
che giudica non razionali.In proposito si sprecano fiumi di inchiostro e di parole per
condannare questo atteggiamento poco scientifico che porta alla
degradazione culturale chiunque se ne occupi. C'è addirittura un
marchio di infamia, chiunque si addentri in argomenti non
ortodossi, cioè non scientifici, rischia di divenire per implicita
definizione della materia trattata, un cialtrone.
Non mancano meeting televisivi dove c'è sempre qualcuno che
denuncia questa perniciosa tendenza da parte di improvvisati e
sprovveduti ricercatori che non hanno alcun titolo né preparazione
specifica per farlo.
Se la scienza fosse una religione costoro sarebbero sicuramente
scomunicati per le loro eresie contro il razionalismo e contro la
realtà della natura.
Certo, perché la scienza sembra sapere bene cos'è e com'è fatta la realtà in
cui viviamo, anche quella non ancora penetrata, e vuole impedire
che la si travisi.
E anche questo, è un luogo comune che abbiamo accettato da tempo,
senza discutere e senza mai porci nessun problema in merito: da una
parte c'è la scienza e dall'altra la cialtroneria...
Questo luogo comune ci ha portato ad accettare l'idea che nel modo
di vivere e di conoscere la vita ci sia qualche cosa che è
scientifico in contrapposizione a qualcosa d'altro che non è
assolutamente scientifico.
Che da una parte ci sia la certezza, la sicurezza incrollabile
delle idee e delle esperienze, mentre dall'altra solo fantasia e
superstizione.
In poche parole, che da una parte ci siano degli esperti al di sopra di qualsiasi giudizio e che
dall'altra ci siano solo dei dilettanti, se non stupidi,
selvaggi urbani incapaci di capire e di ragionare compiutamente.
Il che, tutto sommato, potrebbe essere anche vero.
Tuttavia, a parte ovviamente gli estremismi, dove chiaramente
esiste la più elementare ignoranza di ghetto culturale e
addirittura di analfabetismo, oggi la gente legge, si informa e
trae delle proprie conclusioni supportate dai dati che, liberamente
senza morali preconcette, elabora secondo personali interessi e
suggestioni.
C'è inevitabilmente molta gente informata ed istruita anche fuori dal contesto
dell'elite scientifica.
Del resto è storia ordinaria quella del ricercatore autodidatta che
scopre tecnologie nuove beffando gli apparati ufficiali di ricerca,
lenti, appesantiti dalle burocrazie interne, dalla routine
professionale e dalla mancanza di fantasia e di intuizione.
E' il caso, per citarne uno, di quel barbiere di Londra che ha
brevettato una sostanza artificiale più resistente del kevlar che
oltre a respingere i proiettili non brucia neppure al cannello
della fiamma ossidrica...
Ma la scienza, come se si trattasse di un ordine religioso alle
prese con un miracolo, nicchia su questi casi e tiene duro
affermando una ortodossia di metodo e di principi scientifici che
comunque relegano al rango di selvaggi urbani molte persone che
intendono fare una ricerca personale sui molteplici fenomeni della
natura che non sono ancora spiegati.
Ma in questa cosa la scienza è sbrigativa e perentoria. Questi
fenomeni non esistono, esiste solo la realtà che andiamo definendo
e questa realtà non comprende i fenomeni che esulano da essa. Sono
frutto di fantasie di creduloni e di ciarlatani.
Lo scientismo e i suoi paradossi occamisti.
Ma di fronte all'evidenza di fenomeni incontrovertibili, di cui non
possiamo negare l'esistenza, ma di cui la scienza "ortodossa" non si occupa e
non vuole occuparsi ci viene da chiedere se siamo veramente noi che
abbiamo le allucinazioni oppure c'è qualcosa di sbagliato nella
stessa scienza.
E' un discorso ardito che può portare al crollo di molti valori su
cui si sostiene lo stesso status quo in cui stiamo vivendo, ma mi
chiedo perché mai non possiamo farlo...
E' un discorso che porta a chiederci se per caso non ci sia
qualcosa di sbagliato proprio nella scienza....
Non si parla certamente di sostenere fattucchiere e magonzoli di
vario genere. Qui si tratta di stabilire come possono essere
valutati i fenomeni della natura in cui viviamo.
Se certi fenomeni esistono, ma ci viene ingiunto di non vederli e
di non interessarcene c'è qualcosa che non va... Da qualche parte
c'è un problema di come intendere le cose.
Tanto per cominciare possiamo osservare come non esiste una sola
interpretazione del concetto e della prassi di ricerca della
scienza.
La vantata universalità della scienza sembra essere
diversa da latitudine e tempi storici, condizionata dai valori
culturali del contesto sociale in cui si sviluppa.
Ad esempio nella Germania nazista esisteva una specifica idea di fare scienza legata
all'ideologia di base del nazismo. Hitler non si faceva scrupoli di
dichiarare ad esempio che "la fisica era una pseudoscienza inventata
dagli ebrei".
Nell'URSS comunista ne esisteva un'altra, opposta per principi e metodi, dominata anche questa da
ragioni di stato. Il caso Lysenko insegna, sulle sue basi di interpretazione
ideologica della scienza porto' alla carestia l'intera URSS.
Se guardiamo poi alla storia della scienza occidentale possiamo
vedere strane incongruenze che non possono lasciarci indifferenti.
All'inizio del secolo con la comparsa delle prime automobili, la
comunità scientifica del tempo dichiaro' perentoria che non si
sarebbe mai potuto superare il limite di velocità di sessanta
chilometri l'ora, altrimenti l'uomo sarebbe morto...
Prima ancora, nell'ottocento l'illuminismo scientista emergente,
quello che avrebbe poi costruito la ghigliottina per eseguire
esecuzioni razionali e pulite, condannava la credenza popolare che
voleva l'esistenza delle meteore che cadevano dal cielo. A tal
punto che dopo la rivoluzione francese, questi promotori della
moderna scienza, tennero chiuse al pubblico le sale dei musei dove
erano esposte le meteoriti, al fine che il popolo ignorante non
trovasse conferma alle proprie superstizioni...
Nel nostro tempo, il DOS, il sistema operativo usato da milioni di
computer ha un limite di memoria di lavoro di 640 kbytes. Ha questo
limite perché quando nacque
il personal computer la scienza dell'epoca
limitò di proposito la sua estensione di memoria, con grande
cruccio di tutti gli utilizzatori di computer moderni, perché si
stabilì con certezza che la tecnologia non si sarebbe mai spinta
oltre questo limite e che quindi era inutile andare oltre...
In effetti, come si può dedurre, il problema sembra esserci per
davvero.
Il "rasoio di occam" e la sua ipoteca sulla Scienza.
Ma il problema in cui sembra dibattersi la Scienza non è casuale come si potrebbe dare per
scontato. All'origine del problema c'è l'ipoteca che grava sulla Scienza stessa da parte di una precisa
filosofia. Una filosofia medievale basata sulle dissertazioni di un
sacerdote della Chiesa cattolica del tempo, un certo Guglielmo di
Occam. Un pensatore del '300 che oggi viene considerato come uno
dei massimi esponenti di quella corrente che prende il nome di
nominalismo.
La sua figura sembra appartenere al passato invece è oggi presente
più che mai.
L'enunciato di Guglielmo di Occam, nella sua sintesi, è molto
semplice e categorico e si identifica in una sua perentoria frase
stralciata dalla sua opera: "Entia non sunt multiplicanda praeter
necessitatem", che letteralmente significa: "le entità non vanno
moltiplicate oltre il necessario".
La frase , nel contesto di quanto ha scritto Guglielmo di Occam, si
traduce in un preciso canone di ragionamento che viene denominato
ed è conosciuto come il "rasoio di Occam", un rasoio che taglia via
le cose non necessarie.
In sostanza Occam affermava che non dobbiamo inventare di sana
pianta cose che non esistono. Non dobbiamo trasformare concetti
astratti in entità reali per poi usarli dove e come ci fanno
comodo.
Quando lo facciamo finiamo per trovarci in un mare di assurdità.
"Quindi....tagliamoli via......"
Di per sè questa asserzione è rassicurante per la solidità di un pensiero pragmatico
e significherebbe ben poco o nulla nel confronto con il pensiero espresso da migliaia di anni di storia umana,
se non per il fatto che è stato estrapolato dal contesto ecclesiale da cui e' nato
per essere stato inglobato di peso nel corpus della Scienza moderna, tendendo
a imporle specifiche caratteristiche di immagine e di comportamento che non
sono quelle che ci aspetteremmo dalla Scienza stessa.
Invece, su questo principio, oggi sembra che la Scienza rifiuti la sua
stessa natura di strumento di libera ricerca, ponendo dei limiti
su ciò che può essere studiato e su ciò che non
deve essere studiato.
Tutto in nome di una falsa razionalità, applicando il cosidetto "rasoio di occam".
In questa chiave di interpretazione il principio del "rasoio di occam" sembra contraddire
palesemente il principio di sperimentazione impostato dal Galilei che non
si premura di dichiarare a priori ciò che è reale e ciò
che non lo è, ma si affida alla esperienza incondizionata di
laboratorio per verificare sul campo la veridicità dei fenomeni e
distinguerli dalle soggettività della fantasia e della superstizione.
Non per nulla proprio il Galilei venne fermato dal potere occamista
del tempo che gli chiese di abiurare le sue scoperte astronomiche in nome
di una verità acquisita e data per certa.
Il "rasoio di occam" era all'opera tagliando via le ipotesi che non
erano considerate valide poichè i sacri testi lo attestavano
autorevolmente.
E qui si delinea la differenza tra la razionalità sperimentale
della scienza e il presunto razionalismo dell'occamismo che rivela di
essere null'altro che un atteggiamento morale che nulla ha a che fare
con la vera prassi scientifica.