IL VUOTO, LA NATURA SEGRETA DELL'ESISTENZA

L'intuizione del Vuoto.

Quando ci capita di guardare il cielo stellato, in una notte serena e silenziosa, solitamente ci soffermiamo a guardare quello spettacolo immenso con profonda riverenza. Dapprima ci lasciamo andare alla poesia di mistero che sa suscitare, ma subito dopo ci coglie una inaspettata vertigine interiore che non sappiamo definire ma che ci porta alla certezza di essere vicini al segreto che anima il mondo.
E' una vertigine strana e inspiegabile. Ci sentiamo ridimensionati di fronte allo spettacolo che incombe su di noi, di colpo incredibilmente consapevoli, per l'intuizione ineffabile di un istante, del senso della nostra vita e di tutte le cose.
E' una esperienza indescrivibile che non ha motivo di essere vissuta poiché non corrisponde alle aspettative della nostra cultura ordinaria. Noi sappiamo che quel cielo stellato è lo spazio immenso che avvolge il nostro pianeta e che si protende verso improbabili confini. Ci può cogliere una vertigine simile a quella che può essere paragonata ad un attacco di agorafobia, sulla soglia di un abisso che si percepisce senza fine. Oppure ci può cogliere una vertigine di commozione al pensiero che in quel cielo stellato ci possano essere altre umanità sorelle e forse qualcuno che come noi in quel momento è affacciato sull'abisso a guardare...
Forse ci può cogliere una vertigine di impotenza all'idea che stiamo guardando uno scenario vecchio di milioni di anni, quanti la luce impiegherà per raggiungerci con nuove immagini, di un universo che non esiste piu'....
Eppure la vertigine che proviamo è diversa. Assomiglia più al silenzio che ci accompagna nell'oltrepassare la soglia di una cattedrale ricolma di storia e di secoli di conquiste spirituali. E'una vertigine che stravolge le nostre aspettative ordinarie, che non poggia su una visione astrofisica dell'universo nè tantomeno sulla nostra impotenza a possederlo. E' la vertigine di chi si affaccia sulla verità della propria esistenza, una verità che le parole non possono descrivere e che ci rende ancora più frastornati per l'esperienza che stiamo vivendo.
Come spiegare questa vertigine? Come spiegare il nostro turbamento? Perché quella gioia che ci sale da dentro, da certezze nascoste che non sapevamo neppure di poter possedere?
La risposta che possiamo darci è che in quel momento ci stiamo trovando di fronte ad un aspetto della nostra esistenza che non abbiamo vai conosciuto. Ma quale può essere questo aspetto? Noi viviamo una vita ordinaria che è tutta la nostra esistenza. I nostri ruoli quotidiani, le nostre vicende e le nostre passioni sembrano essere i limiti invalicabili della nostra vita e non possiamo neppure immaginare qualche cosa di diverso. Certo le abitudini di altri paesi e di altre genti possono allargare i confini della nostra esperienza con altre abitudini di vita, ma certamente non tanto da farci uscire dalle radici di quella che consideriamo l'ovvietà di quanto esiste.
Eppure è sufficiente guardare verso il cielo stellato per renderci conto che nuove emozioni e sconosciute intuizioni possono affiorare al di là di ogni possibile certezza quotidiana. Alle volte in maniera tanto forte che possiamo persino mettere da parte e dimenticare affanni e passioni.


Il Vuoto, la vera realta' dell'esistenza.

Guardare il cielo stellato diventa come guardare ad un eterno presente che esiste al di sopra delle nostre vicende. Anzi, in grado di limitarle, ridimensionarle e relativizzarle come cose inutili e senza senso.
Ma cosa accade? Eventi tanto significativi per la nostra vita quotidiana divengono all'improvviso brandelli di sogno sfumati e senza certezza solo perché stiamo guardando un cielo scintillante di stelle?
C'è una sola spiegazione convincente. Che in quel momento ci troviamo ad intuire un aspetto sconosciuto della nostra esistenza quale lo spettacolo del cielo stellato ci ha sollecitato a percepire occasionalmente. Ma non un aspetto sconosciuto qualsiasi, non certamente quello che ci intimorisce e ci rende ansiosi nel buio della notte. Un aspetto sconosciuto che è in grado di scuoterci dalla percezione ordinaria della vita.
E' evidente che ci troviamo di fronte ad un aspetto della nostra esistenza che trascende l'ordinario e che ci propone valori che vanno al di là della consuetudine del nostro quotidiano. E' evidente che ci troviamo di fronte ad uno specchio fatto di infinito che rimanda l'immagine inquietante di noi stessi per chi siamo realmente.
In quella vertigine misteriosa troviamo una risposta a tutti i nostri interrogativi, troviamo certezza per la nostra angoscia di mancanza di identità, troviamo conforto per la nostra paura della morte.
Possiamo dire di più, in quella vertigine troviamo la percezione della reale natura della nostra esistenza in una intuizione di un trascendente ineffabile e inafferrabile da parte del nostro intelletto e dell'esperienza dei sensi.
E' difficile concepire il trascendente attraverso il ragionamento, lontani all'intuizione diretta che è generata in questo caso dal fascino intrinseco di un cielo stellato. Quando siamo presi dai nostri problemi quotidiani o immersi nel torpore delle emozioni non c'è posto per il trascendente. L'esistenza qui ci appare concretamente inspessita di una realtà evidente che non lascia posto ad altro. Eppure la nostra esistenza ordinaria è soggetta ad una natura trascendente che neppure immaginiamo. Il Trascendente sembra essere una realtà globale che esiste da sempre e che continua ad esistere anche quando non ci pensiamo affatto.
In quella intuizione di infinito ci è ben chiaro come il Trascendente sia un ente fenomenico di natura globale, a noi assolutamente invisibile nella sua interezza dimensionale, ma che comprende anche il nostro visibile quotidiano che i sensi ci delimitano in una parziale visione del globale.
Ne abbiamo una prova evidente se consideriamo come il nostro quotidiano sia soggetto ad una infinità di leggi che pur operando con fermezza non sono visibili nella loro struttura. Noi conosciamo gli effetti, ma non vediamo la causa di tali effetti.
Un esempio molto evidente lo abbiamo nel fenomeno delle leggi della probabilità. Se non concepissimo un Trascendente globale che ci condiziona con le sue leggi fenomeniche, un universo ombra che non percepiamo per la limitazione dei nostri sensi, non potremmo spiegare altrimenti perché gettando in aria per tante volte una qualsiasi moneta essa cadrà sicuramente per il 50 per cento di volte di testa e per l'altro 50 per cento di croce. L'effetto c'è, ma dove sono gli attrezzi fenomenici, le mani nascoste, che spostano le facce della moneta per mantenere le proporzioni?


Vivere la natura del Vuoto nel quotidiano.

E' evidente che il nostro universo visibile osserva delle leggi che gli sono imposte da una natura effettiva e reale dell'esistenza. Una natura trascendente che ci coinvolge nostro malgrado senza che noi possiamo farci nulla....
Ma allora perché riferirci ancora ai valori e ai fenomeni limitati e limitanti del nostro visibile quotidiano? Perché non cercare di conoscere la natura fenomenica del Trascendente per applicarla nel nostro quotidiano?
La nostra vita di ogni giorno ci appare continuamente conflittuale. Per via dei nostri desideri inappagati, per via della violenza che gli altri ci fanno e che anche noi alle volte inconsapevolmente facciamo ad essi, per via del destino inspiegabile della vecchiaia e della morte che dobbiamo affrontare senza poter capire nulla di quanto sta accadendo.....
Perché, allora, non riferirci al Trascendente per azzerare la nostra vita e cercare concretamente benessere e armonia? Per riuscirci non occorre altro che mantenere viva in noi l'intuizione profonda che ci ha guidati a questa considerazione e lasciarci guidare oltre, nelle nostre azioni quotidiane e nella valutazione dei nostri stati d'animo. Scopriremo così un altro modo di vivere la vita di ogni giorno, uscendo dalla banalizzazione della consuetudine per trovare un senso ed uno scopo reale e appagante a tutte le nostre azioni. Certamente non possiamo avere a nostra disposizione lo spettacolo stimolante di un cielo stellato in ogni momento in cui sentiamo bisogno di rinnovare il contatto con il trascendente, tuttavia possiamo fare un'altra cosa che è altrettanto valida al di là della sua apparente banalità. Possiamo infatti riprodurre la nostra intuizione interiore del trascendente semplicemente sottraendoci al plagio del visibile quotidiano.
Non abbiamo altro da fare che sederci quietamente, incuranti degli stimoli pressanti a cui il nostro quotidiano può richiamarci, e rimanervi per il tempo che occorre per realizzare un momento interiore di arresto. Nè più e nè meno di ciò che si può cercare quando si fugge alle situazioni o allo stress accendendosi una sigaretta. Solo che questa volta, nell'equilibrio della postura in cui ci siamo seduti e della consapevolezza di ciò che stiamo cercando, poco alla volta la morsa della logica incalzante del visibile si allenterà in maniera più permanente e incisiva, da sola come la cosa più naturale del mondo, per lasciarci entrare altrettanto progressivamente in quella, luminosa e cristallina, del trascendente.
Ecco allora che la nostra intuizione del trascendente si identificherà in maniera più determinata e utile, in una percezione particolare e fondamentale che possiamo definire di Vuoto.
Un vuoto cosmico e interiore in cui ci rendiamo conto che non esistono piu' i valori sensoriali e morali a cui siamo abituati e attraverso i quali viviamo il nostro quotidiano. Un vuoto che si rivela non come l'assenza di valori esperienziali, ma semplicemente come la negazione di ciò che erroneamente viviamo, scambiandolo per esistenza reale, e che invece non è altro che la causa dei nostri problemi e della nostra sofferenza. Ed è in questo vuoto che troviamo una energia immensa, in grado di sostenerci nella realizzazione del nostro benessere.


La teoria inflazionaria e il concetto di Vuoto.

Tra le tante teorie cosmologiche che cercano di spiegare l'universo quella dell'universo inflazionario e' indubbiamente la piu' interessante e unica nel suo genere.
Solitamente le varie teorie mirano a dare un quadro di insieme dell'universo cosi' com'e' adesso oppure sviluppano ipotesi sulla sua origine. La teoria di Hubble, ad esempio, ci parla di un universo stazionario che e' sempre esistito ed esistera' per sempre basandosi sugli stessi fenomeni che conosciamo oggi, riciclando continuamente l'energia in altra materia. Per contro la teoria, oggi largamente accettata da tutta la comunita' scientifica, del big-bang porta alla rappresentazione di un universo nato da una deflagrazione di portata inimmaginabile da cui e' stata creata l'attuale materia a seguito di un processo evolutivo durato miliardi di anni. Teorie ancora piu' recenti basate sulle conoscenze della meccanica dei quanti e delle teorizzazioni relativistiche presentano un quadro ancora piu' avanzato della struttura dell'universo: dimensioni parallele, cunicoli spazio-temporali che trasformano l'universo in una sorta di gruviera, bolle di esistenza isolate tra di loro dove il nostro non rappresenta che uno dei tanti universi possibili.
In un simile scenario di teorie cosmologiche, quella dell'universo inflazionario si distingue da tutte le altre per il suo particolare oggetto di lavoro. Essa infatti non si occupa, come accade per le altre, dell'assetto cosmologico attuale dell'universo ne' tanto meno del processo che ha dato origine alla sua manifestazione.
La teoria dell'universo inflazionario tende infatti a spiegare la natura dell'universo che esisteva prima della sua manifestazione attuale e prima dello stesso big-bang.
La teoria inflazionaria, dall'inglese "to inflate" ovvero gonfiarsi, e' incentrata su una particolare qualita' fenomenica della natura che e' definita nel concetto e nelle proprieta' del Vuoto. Non beninteso il vuoto concepito dalla fisica ordinaria dove per vuoto si intende l'assenza della materia e che puo' essere facilmente riprodotto in laboratorio, ma un altro tipo di vuoto che riguarda contemporaneamente l'assenza della materia e dello stesso vuoto fisico.
Questa teoria concepisce il vuoto come una qualita' della natura che e' incomprensibile all'intelletto e che e' fuori della portata strumentale, un nulla che pur tuttavia rappresenta un vero e proprio atto di esistenza di tutta la realta'.
La teoria inflazionaria propone l'ipotesi che all'origine dei tempi, quando non si era ancora manifestato l'universo che conosciamo, non esisteva nulla che potesse essere paragonato a quanto oggi si potrebbe immaginare. Esisteva unicamente una condizione di Vuoto totale che fisici come Alan Guth e Paul Steinhardt hanno definito nella qualita' di "vero vuoto". Una sorta di campo non energetico, cioe', secondo i principi della meccanica quantistica, un fenomeno di campo privo di ogni possibile energia.
Poiche', sempre secondo i dettami della fisica quantistica, tutti i campi sono soggetti ad una loro fluttuazione in forma non prevedibile anche il campo fenomenico del vero vuoto, in un istante qualsiasi e rarissimo della sua esistenza primigenia, manifesto' una sua fluttuazione. In quell'istante venne a crearsi la condizione di "falso vuoto", ovvero uno stato di vuoto che si trovava ad essere dotato di una energia propria. A questo punto, come ci dice la teoria relativistica, lo stato di falso vuoto divenne naturalmente instabile e comincio' ad espandersi, a gonfiarsi, in maniera esplosiva dando il via a quel fenomeno di origine dell'universo che conosciamo come big-bang.


Il vuoto inflazionario e il problema di una Causa Prima.

Tuttavia l'originalita' della teoria inflazionaria non si ferma qui. Essa riesce infatti ad aprire un ponte di contatto con problemi che sino ad oggi sono andati oltre il campo della ricerca scientifica e che sono stati di dominio esclusivo della ricerca filosofica.
Oggi noi guardiamo all'esito dell'esplosione dell'energia che si e' venuta a creare dopo la fluttuazione di campo del vero vuoto. Tutte le cose che viviamo, le nostre azioni, i nostri pensieri e noi stessi siamo il prodotto di quella fluttuazione di campo.
Ma il vero vuoto non conteneva solamente la materia di cui sarebbero poi state fatte le galassie e gli uomini. E' implicito nella valutazione di quanto e' accaduto dopo la sua fluttuazione che questo campo doveva possedere tutte le leggi fenomeniche del nostro attuale universo, gli archetipi esperienziali che stiamo vivendo nella molteplicita' delle situazioni, i principi evolutivi attraverso cui si sarebbe formato e strutturato prima in galassie e poi nell'uomo e nella capacita' di coscienza.... Non solo, dobbiamo pensare che questo vero vuoto doveva possedere anche le leggi che lo obbligarono alla sua fluttuazione di campo e che determinavano in quel momento la realta' del suo stesso stato di esistenza.
Questa constatazione apre all'inevitabile considerazione che evidentemente doveva esserci uno stato fenomenico superiore che trascendeva la situazione in cui i fenomeni suddetti potessero avere luogo. Cioe' uno stato di realta' in cui potevano manifestarsi tanto il vero quanto il falso vuoto.
Uno stato di realta' che possiamo identificare in una sorta di "vuoto neutro" che a questo punto si viene a collocare ancora al di la' delle proprieta' fenomeniche, e della possibile comprensione umana, del vero vuoto quantistico. Un vuoto neutro che rappresenta la vera natura dell'esistenza sul suo piano reale e definitivo.
Come poter definire il concetto di questo vuoto neutro? Possiamo dire che esso manifesta un momento, se cosi' si puo' dire, di esistenza nell'imponderabile e nell'impossibile. Non possiamo dire altro. I concetti di "c'e'" e di ""non c'e'", riferibili all'esperienza che conosciamo, hanno posto solo nella mente umana. Non si puo' dare uno stesso posto alla manifestazione dello stato reale dell'universo. Cosa mai lo potrebbe contenere, finito o infinito che sia, e che cosa potrebbe contenere cio' che lo contiene? La mente non puo' che arrendersi e accettare la sua incapacita' di definire il vuoto neutro... Che l'universo sia infinitamente grande o infinitamente piccolo non ha importanza. Nella possibile interpretazione da parte dell'intelletto umano, l'esistenza si presenta come un evento precario, una cosa assurda che non dovrebbe neppure esistere ma che pur tuttavia nostro malgrado c'e'....
Si affaccia l'idea di una ricerca su una Causa Prima che da sola spieghi se stessa e la presenza dell'universo. La scienza riscopre senza volere il concetto di Dio, fondamentale per le religioni, al di la' dei suoi obiettivi laici e illuministici.


Il concetto di Shan.

Oggi non esiste ancora nulla di concreto da parte della scienza che possa addentrarsi nel campo di ricerca del vuoto neutro e rischiamo di vedere disattesa la nostra legittima curiosita' in proposito. Tuttavia questo problema e' stato identificato e affrontato dall'uomo gia' da millenni ed e' ancora oggi oggetto della specifica cosmologia dell'antico sciamanesimo solare.
Questo antico, ma, come si vede, sempre attuale sistema propone la teoria cosmologica dello Shan, su cui basa tutto il postulato della propria ricerca e sperimentazione dei fenomeni dell'esistenza.
Secondo questo postulato l'universo esiste in un suo atto globale di esistere. Un concetto di per se' scontato, ma che definisce il fenomeno stesso dell'esistenza in un quid preciso, distinguendolo dalla percezione dell'ovvieta' di esistere a cui si e' abituati sin dalla nascita. Lo Shan rivela cosi' di essere non solamente una teorizzazione cosmologica dell'universo ma anche una proprieta' personale di consapevolizzazione dell'essere e delle cose.
Una consapevolizzazione contemporanea di se', della natura reale dell'esistenza e del senso intrinseco che essa stessa manifesta. Del resto, senza la sperimentazione diretta, il concetto di Shan non sarebbe altrimenti comprensibile. Anzi e' implicito nello stesso sistema cosmologico che cio' avvenga.
La teoria cosmologica dello Shan prevede che l'esistenza rappresenti una forma di realta' che per la maggior parte ci e' invisibile, poiche' negata dalla limitatezza dei nostri sensi che ci presentano i contorni di un visibile apparentemente finito e materiale. Non solo, nel cercare di definire meglio lo stato di esistenza che noi viviamo nella sua globalita' fenomenica la teoria cosmologica dello Shan ricorre al paradosso.
Se noi rappresentassimo l'esistenza, secondo quanto essa ci suggerisce di fare per comodita' di comprensione, come se fosse una sfera determinata dal nostro orizzonte percettivo limitato e chiuso, troveremmo che noi sappiamo ben poco della natura reale di questa sfera e che non potremmo sapere oltre circa la situazione cosmica in cui essa e' posta in essere.
Proviamo ad immaginare. Accettiamo l'idea di vivere in una esistenza delimitata dall'orizzonte percettivo che i nostri sensi e la nostra capacita' intellettuale determinano. In questo caso noi ci crogioliamo dentro ad un visibile apparentemente illimitato, di qui la percezione di un universo infinito e popolato di stelle per ogni dove. Ma da questa prospettiva concettuale noi non possiamo percepire l'invisibile, cioe' non possiamo vedere la superficie esterna della sfera in cui si identifica il visibile. Non possiamo vedere oltre i limiti dell'orizzonte percettivo. Non solo, non possiamo neppure immaginare come sia fatta e cosa ci sia....
Cosi' come non conosciamo in che cosa si trovi ad essere la sfera. E anche questo non lo possiamo immaginare.... Ma non conosciamo neppure lo scopo dell'esistenza della sfera. E questo ancora non lo possiamo immaginare.... In definitiva noi non conosciamo neppure la natura del fenomeno globale rappresentato dalla sfera e dall'ambiente in cui si trova ad essere la stessa sfera. E anche questo non lo possiamo immaginare.....
Lo Shan, ovvero il vuoto neutro si rivela come un fenomeno che e' al di fuori della portata di ogni possibile indagine scientifica e speculativa.

(Da "La meditazione e l'esperienza del Vuoto", di Giancarlo Barbadoro, Edizioni Triskel - Torino 98)